Il 2019 è stato per me ed Emmanuele un anno speciale, durante il quale la vita ci ha portati ad Agnibilekrou, un paese nell’entroterra della Costa d’Avorio, in Africa.
Dall’età di dieci anni ho frequentato la scuola nell’Istituto delle Figlie del Sacro Cuore di Verona e sono sempre stata a conoscenza delle attività missionarie, e fin da piccola pensavo “sarebbe bello fare un’esperienza di questo tipo”, “sarebbe interessante partire e raggiungere queste missioni per conoscere, vedere, imparare, dare una mano”, anche con Emmanuele ne avevamo parlato ogni tanto, ma rimanevano sempre solo belle idee.
Un giorno, durante la mia routine lavorativa presso un centro di fisioterapia e riabilitazione, ho avuto l’opportunità di conoscere una persona speciale, Suor Gwladys. Il nostro incontro non è stato casuale, forse all’apparenza sì, ma ho percepito un messaggio forte e chiaro: se volevo partire quella era l’occasione, il momento giusto.
Così ci siamo informati, organizzati e abbiamo avuto modo di conoscere un’altra persona, nostra preziosa guida, che ci avrebbe aspettato al nostro arrivo in Africa: Suor Michela.
A marzo, carichi di domande, dubbi, curiosità, coraggio e determinazione, siamo partiti per quest’avventura. L’accoglienza della Casa del Sacro Cuore è stata fantastica e le suore ci hanno permesso di vivere la nostra permanenza appieno e con serenità.
Abbiamo vissuto una moltitudine di esperienze molto diverse da quelle appartenenti alla nostra vita occidentale. Abbiamo partecipato alla vita di comunità, consumato i pasti insieme, contribuito nelle faccende, dove ognuno fa la sua parte.
Con i Padri missionari della parrocchia di San Maurice presente ad Agnibilekrou e con Suor Gwladys siamo andati in villaggi sperduti, dove la vita è arcaica, ancora originale e abbiamo potuto toccare con mano e vedere di persona realtà totalmente differenti. Eppure, nonostante le diversità, la sensazione è stata quella di sentir crollare muri interiori, ideologie sbagliate con cui cresciamo, abbattere i confini e sentirsi in diretto contatto, assieme.
Al mattino, solitamente, andavamo con Suor Gwladys al centro di fisioterapia e riabilitazione e svolgevamo dell’attività psicomotoria con i bambini disabili, assieme alle loro mamme o nonne, utilizzando materiali morbidi, come palline di spugna, foulard colorati e sacchetti di stoffa contenenti semi. Abbiamo proposto delle attività di sensibilizzazione e rilassamento anche a persone adulte. Nel proporre questo tipo di lavoro il riscontro è stato positivo, e siamo rimasti colpiti dalla speranza e dalla forza di queste persone, una forza fatta di grande determinazione, ma anche di grande fragilità.
Durante il pomeriggio, nel parco della Chiesa, accanto alla casa, giungeva una moltitudine di bambini di differenti età e religioni, che svolgono abitualmente giochi e attività educative sotto la direzione di Irene. In questo modo abbiamo potuto assistere alle loro rappresentazioni teatrali, organizzare con loro attività e fare giochi. Emmanuele giocava con i più grandi a pallone, organizzava staffette e prove di velocità. Ai bambini più piccoli si proponevano giochi con la palla, bolle di sapone, disegni; con le ragazze balli e musica erano uno sprint di vita ed energia. Si stava insieme e non importava parlare la stessa lingua, ci si capiva, ci siamo incontrati, abbiamo condiviso usanze e momenti, eravamo presenti con i nostri differenti colori e abiti, ma insieme a loro con gioia.
Dopo il nostro rientro pensavamo che fosse un addio, invece a dicembre dello stesso anno siamo tornati felicissimi ad Agnibilekrou e abbiamo trascorso insieme la settimana del Santo Natale. Anche se per una settimana soltanto, è stato un bellissimo turbinio di emozioni rivedere tutti e trascorrere altri momenti insieme. Ci siamo affezionati ancora di più.
Dei ringraziamenti sono dovuti. Un enorme grazie a Emmanuele che mi ha seguita in questo viaggio e ha condiviso con me questa sfida, è stato bello crescere insieme. Un grazie speciale a Suor Michela e a Suor Gwladys per le avventure, i racconti, i vissuti e le esperienze che ci hanno permesso di vivere. Grazie a tutte le persone che abbiamo incontrato durante questo cammino, e un grazie di cuore a tutti i bambini; sono ricordi che porterò con me per tutta la vita.
Non trovo corretto dire che questo viaggio mi ha cambiata, sono sempre io, ma ho molto di più. Quest’esperienza mi ha donato tanto, ha modificato la mia prospettiva visiva, accresciuto la mia consapevolezza. Le persone che ho incontrato mi hanno trasmesso forza e coraggio, e insegnato che non bisogna perdersi d’animo, occorre avere fede.
Ho vissuto appieno, sentito il presente e questo tempo che si dilata quasi a raggiungere un’altra dimensione. Ho avuto l’opportunità di vedere con i miei occhi la bellezza. L’ho incontrata nel rosso di quella calda terra, povera ma fiera, che ti rimane addosso per tutto il giorno, l’ho vista nei colori vivaci degli uccelli, delle farfalle, dei ramarri, nel verde di una vegetazione ricca e spontanea, a volte impenetrabile, nei luoghi di incontro e di preghiera, l’ho guardata nei volti delle donne e dei bambini, forza e fragilità di questo paese meraviglioso, ma difficile.
Spiegare e far comprendere questo tipo di vissuti e differenti realtà non è sufficiente a parole, con foto, video, articoli, film o altro. Bisogna scomodarsi dal proprio comfort e partire.
Consiglio a chiunque abbia nel proprio cuore e nella propria mente anche un piccolo desiderio o un’ idea di provare questo tipo di esperienze, di prendere coraggio, realizzarle, non avere timori e partire, con occhi e cuore aperti.
Grazie Africa, grazie vita
Roberta